FOGGIA TANTO AMATA E

TANTO BISTRATTATA

 

 

Se il Signore avesse conosciuto questa piana di Puglia, luce dei miei occhi, si sarebbe fermato a vivere qui”. Così lo Stupor  Mundi, Federico II di Svevia, descrive il paesaggio.

 

 

 

 

 

Foggia, al centro del Tavoliere delle Puglie, ha una profonda vocazione agricola ma è anche luogo strategico di innovazione e sperimentazione. Antica per fondazione, è erede di una civiltà riconducibile all’eroe epico Diomede e alla città pre-romana di Arpi. Il suo territorio si divide tra campi di grano, filari di vigneti, distese di ulivi e attività terziarie.

Scossa dal terribile terremoto del 1731 e dai bombardamenti della seconda Guerra Mondiale, Foggia è più volte risorta.

 

 

 

 

                                                                               

 

 

GASTRONOMIA

 

Dalla coltura dei grani antichi alla valorizzazione delle eccellenze della biodiversità, grazie al connubio con il Centro di Ricerca e sperimentazione in Agricoltura, la gastronomia coniuga tradizione e innovazione.

I piatti tipici ricordano l’origine contadina della città, terra di transumanza che unisce nei suoi piatti agricoltura e pastorizia.


Tra i piatti della tradizione: lagane e fave (fafeijanghe e laghene), una pasta tipo tagliatelle, condita con una purea di fave bianche; il pan cotto, fatto con fette di pane di Monte Sant’Angelo bollite con verdure spontanee, patate, rucola selvatica, e condito con olio evo, aglio e alloro; l’acqua sala, un piatto povero, fatto con pane raffermo ammorbidito in acqua, condito con sale, olio, origano e pomodori; le pettole, frittelle di pasta di pane e gli scagliozzi, triangoli di polenta panata e fritti; i cardoncelli, piatto pasquale a base di cardi teneri, con agnello e uova.

Tra i dolci foggiani i taralli neri , impastati con vin cotto e spezie, le cartellate al vino cotto e miele e le mandorle atterrate, tostate e ricoperte di zucchero o cioccolato, dolci tipici del periodo natalizio e la pizza di ricotta, una torta di pastafrolla e ricotta di pecora, per le festività pasquali; il grano dei morti, grano cotto condito con noci, cioccolato e melagrana.
Di particolare pregio l’olio DOC per le cultivar Coratina, Rotondella, Ogliarola e Peranzana.

 

 

 

 

 

BEVANDE

 

Alle pendici del Gargano si produce il San Severo DOC, nelle varianti Bianco (prodotto con Bombino bianco, Malvasia bianca e Verdeca), Rosato (con uve Montepulciano e Sangiovese) e Rosso. Il San Severo Bianco è un vino dal colore giallo paglierino, con profumo poco persistente, fruttato e floreale, dal gusto secco che si sposa bene con i sapori di mare e formaggi freschi.

Il San Severo Rosato è di colore rosato tendente al rubino, ha un caratteristico e gradevole profumo fruttato ed un sapore asciutto, ideale per aperitivi e primi piatti. Il San Severo Rosso è di colore rubino intenso, tendente al mattone grazie all’invecchiamento, dal profumo gradevole, sapore asciutto, sapido ed accompagna gusti robusti quali salumi, formaggi stagionati e carni rosse.

Dai vitigni dei Monti Dauni si produce il celebre Nero di Troia dall’omonima località. È un vino rosso dal colore intenso, corposo e strutturato, tanto che in passato lo si miscelava con vitigni dal bouquet meno intenso. Nella zona di Lucera si produce il Cacc’ e Mmitte (togli e metti) DOCG, DOC E IGT, un vino rosso la cui produzione è tipica dell’Appennino Dauno.

 

 

 

PUNTI DI INTERESSE

 

La città ha una origine molto antica, pre-romana, collegata all’eroe troiano Diomede e a Dauno, re dei dauni. La sua fondazione si fa risalire al miracoloso ritrovamento, avvenuto nell’XI secolo, di una tavola votiva fiammeggiante che galleggiava sulle acque di un laghetto, alla presenza di alcuni pastori e buoi genuflessi. Di tale origine mitologica resta traccia nello stemma della città, nel quale sono raffigurate tre fiammelle su campo azzurro. Il sacro tavolo, avvolto da sette drappi di seta di Damasco, raffigura un’icona bizantina, all’origine del culto della Madonna dei Sette Veli, Santa Patrona della città.

Fu il condottiero normanno Roberto il Guiscardo a costruire la prima chiesetta dedicata a Santa Maria de Focis, e su quella fu eretta l’attuale Basilica Cattedrale ad opera di Guglielmo il Buono, terminata da Federico II di Svevia. Inoltre l’Imperatore svevo lascerà traccia del suo passaggio nella città, elevata a regalis sede inclita imp(er)ialis, facendo edificare numerosi edifici per il governo del regno e stabilendo qui la sede del suo Palatium, di cui si conserva traccia nel portale visibile sulla piazza Nigri.

Vero gioiello dell’architettura religiosa del XVII sec. è la via matris del “Cappellone delle Croci, che con le sue cappelle in asse costituisce un unicum in tutto il Sud d’Italia, posto in prossimità dell’incrocio di due tratturi della transumanza.

Nel Seicento la città si impreziosisce dei suoi monumenti barocchi: conventi di Santa Chiara e di Sant’Antonio, edificati ad opera degli ordini religiosi, mentre si deve alle confraternite religiose la costruzione di edifici di culto come la Chiesa della Misericordia o dei Morti, riconoscibile dai teschi che decorano la facciata e gli arredi.

Nel Settecento nascono le chiese poste lungo la via Arpi, la strada delle arti e dei mestieri, costruite all’indomani del terremoto del 1731, da maestranze provenienti dagli Abruzzi. Di pregio la chiesa dell’Addolorata e quella dedicata a San Giovanni di Dio, oggi annessa all’Università degli Studi di Foggia, con fregi in pietra locali sovrabbondanti in facciata tanto da essere riconosciuti come elementi di un barocco tardivo di estrazione locale.

Poco più di un secolo dopo fu l’architetto Luigi Oberty a dare un volto neoclassico alla città con la sistemazione della Villa Comunale e del Teatro, dedicato al compositore foggiano Umberto Giordano.

In età fascista si assiste al progetto della Grande Foggia e la città è al centro di un piano di riqualificazione delle borgate rurali e di costruzione di edifici pubblici e privati che celebrino la grandiosità del regime. In quest’ottica vengono costruite la Fontana del Sele, inaugurata nel 1924, la sede dell’Acquedotto pugliese, gioiello in stile liberty, costruito nel 1926 dall’ingegnere Cesare Brunetti, il Municipio, il Palazzo degli Uffici Statali ed il Palazzo degli Studi, nonché la prestigiosa sede del Consorzio di Bonifica, ente di riferimento per la riforma agraria.

Tra i luoghi di spiritualità della Capitanata, il Santuario dell’Incoronata, a sud della città, con la sua Madonna Nera e il convento di Sant’Anna, dove padre Pio da Pietrelcina soggiornò per sette mesi nel 1916, prima di raggiungere San Giovanni Rotondo.